La parola di questa settimana è
PAZIENZA
Come ti fa sentire questa parola? Siedi con lei un minuto e segui le istruzioni brevi che trovi qui sotto, prima di proseguire con la lettura:
Cosa ha “portato alla luce” in te questa parola?
Non so come funzioni tu, ma a me la parola “pazienza” ha sempre fatto sentire una grande… impazienza!
So che è paradossale, ma come racconto spesso per tanti anni della mia vita (fino ai 35 circa) la mia definizione di pazienza è stata
un’attesa impaziente che si verifichi qualcosa che desidero
Ti ci ritrovi? Anche per te la pazienza è (o è stata) una sorta di prurito, di nervosismo, quella sensazione di attesa accompagnata da tensione che ti spinge a dondolare un piede o una gamba senza sosta?
Ma poi ho capito una cosa: la pazienza non è stringere i denti
Se sto in tensione, con gli occhi puntati sull’obiettivo, "tenendo duro” finché non arriverà ciò che desidero, non sono in uno stato di pazienza, ma di aspettativa.
Ci avevi mai pensato?
Quando siamo in uno stato di aspettativa, ecco che, quasi inevitabilmente:
spostiamo lo sguardo dal presente al futuro e lo teniamo fisso lì. In altre parole, l’aspettativa consuma velocemente il nostro tempo, ce lo fa scorrere via fra le dita senza che ce ne accorgiamo.
Ogni volta che diciamo “non vedo l’ora che (sia Natale, arrivino le vacanze, io abbia abbastanza soldi per fare la tal cosa, io possa andare in pensione…)” ci perdiamo la vita del presente e le sue possibilità per proiettare tutte le nostre forse ed energie nel futuro.stiamo in tensione, con i muscoli (fisici e simbolici) irrigiditi in una stessa posizione, pronte a scattare verso la meta e con la sensazione che un sacco di cose ci remino contro, ci ostacolino, ci rallentino… Come se fossimo sempre in una situazione di pericolo o incertezza.
“gonfiamo” la bellezza / il valore / la felicità legati a ciò che aspettiamo e questo da una parte ci impedisce di goderci altre cose presenti che ci potrebbero dare bellezza / valore / felicità, mentre dall’altra ci espone al rischio di delusioni una volta che la cosa tanto attesa arriva - perché la perfezione non esiste, se non nella nostra immaginazione lanciata nell’attesa.
In medicina cinese, possiamo dire che la “pazienza” intesa come attesa a denti stretti, sopportando tutto ciò che non è il nostro obiettivo, aggiunge troppo Yang alla nostra vita
Yang è attivazione, velocità, tensione, rigidità, resistenza, anticipazione, proiezione in avanti, in alto e verso l’esterno. Sono tutte qualità utili in moltissimi ambiti della vita e indispensabili alla nostra sopravvivenza, ma se diventano prevalenti il nostro equilibrio si sbilancia in una sola direzione - e tu sai bene che quando ci si sbilancia è molto più facile cadere.
La nostra società già ci spinge a essere molto yang - rapide, multitasking, sempre pronte al cambiamento, sempre attente a ciò che è nuovo.
Coltivare la “pazienza impaziente “ o “pazienza a denti stretti” aggiunge ulteriore Yang sopra a tutto questo.
Vivere in uno stato troppo yang non fa bene a nessuno, ma in particolare parlando di noi donne è particolarmente dannnoso in alcuni momenti:
in tutto il periodo che va dall’ovulazione alla mestruazione: si tratta di un periodo già molto yang di per sé. Quando siamo in una situazione di eccesso di Yang, facilmente compare una sindrome premestruale caratterizzata da rabbia e nervosismo oppure ansia e agitazione, sonno disturbato da molti sogni o risvegli frequenti, fame “nervosa” che ci spinge a smangiucchiare di continuo o a mangiare troppo, brufoli o altre manifestazioni della pelle con rossore e secchezza, bruciore o prurito vaginale o problemi legati alla vescica con sensazione di bruciore
in menopausa, quando le nostre risorse yin (legate quindi alla capacità di rinfrescare, nutrire, idratare, calmare, radicare, portare all’interno…) sono fisiologicamente meno forti. Soprattutto se già soffri di manifestazioni da eccesso di Yang come vampate, insonnia, agitazione o rabbia, irrequietezza, aggiungere ulteriore Yang può peggiorare la situazione.
Tornare alla pazienza dell’acqua o alla pazienza del seme ci può aiutare
Come ci insegnano gli antichi cinesi, tornare a osservare la natura ci dà sempre la soluzione, perché ci ricorda quali sono i principi base che governano il tutto - il macrocosmo, ossia l’universo e il microcosmo, ossia l’essere umano.
La natura non ha fretta: ogni cosa, ogni processo prende il suo tempo, che è quello e non più di quello… ma neanche meno.
La natura ha fiducia, perché sa che le cose arriveranno al momento giusto.
Ed è nella fiducia che ci possiamo rilassare, lasciando andare i “denti stretti”.
La nostra mentalità occidentale e contemporanea purtroppo ci porta a fare un grosso errore: ci fa pensare che avere fiducia e stare nel rilassamento (nella calma) equivalga a “non fare niente” e quindi ad essere inefficaci.
Questo in realtà è proprio sbagliato! E’ solo quando sono nella calma e nella fiducia che posso invece fare in modo efficace, perché sono in grado di vedere cosa veramente serve… e di restare serena quando ho fatto tutto ciò che poteva essere stato fatto.
Il seme sta mesi sotto terra: per tutto l’inverno è invisibile e nascosto e apparentemente non sta facendo niente. In realtà, hanno luogo minuscole e invisibili trasformazioni chimiche, che sono indispensabili per arrivare al momento della trasformazione primaverile.
Il seme non sta con le mani in mano: fa quello che deve fare per essere pronto a germogliare al momento giusto, ma niente di più.
Il tempo dell’attesa paziente, ossia dell’andare avanti con la propria vita quotidiana, stando nella fiducia nel processo (e quindi nel risultato) non è tempo perso: è tempo vivo, goduto, vissuto.
Se ti va di approfondire l’argomento e di fare qualche riflessione in più, ti lascio un articolo di approfondimento su questo tema: lo trovi cliccando qui.
Il compito della settimana
Ogni volta che ti senti impaziente, ogni volta che vivi la pazienza come sopportazione scontenta o come attesa fremente, ti invito a farti una domanda: “Perché non ho fiducia in questo processo?”.
Cerca di andare a fondo quando ti dai la risposta: non hai fiducia nelle tue capacità o risorse? Non hai fiducia nelle altre persone coinvolte? Oppure non hai fiducia nel mondo?
Per ogni risposta che ti darai, se possibile indaga ancora con ulteriori perché, per arrivare alla radice della tua impazienza in quel caso specifico.
La frase della settimana
”Bisogna, alle cose,
lasciare la propria quieta, indisturbata evoluzione
che viene dal loro interno
e che da niente può essere forzata o accelerata.
Tutto è: portare a compimento la gestazione – e poi dare alla luce…”
Rainer Maria Rilke, Sulla pazienza (da “Lettere a un giovane poeta”)
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L'audio della settimana
Qui sotto trovi un breve audio di approfondimento sulla parola pazienza.
Questa è l’ultima parola del 2024: ci risentiamo a gennaio, fra due settimane
Ti auguro di iniziare il nuovo anno con pazienza, nel senso vero…
A prestissimo,
Francesca Cassini
La medicina cinese al femminile
info@francescacassini.it
Grazie 🙏 🙏 🙏